«Quale Democrazia? Oggi c'è una “forma plebiscitaria quinquennale” che stupra la politica…» | Megachip
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«Quale Democrazia? Oggi c'è una “forma plebiscitaria quinquennale” che stupra la politica…»

«Quale Democrazia? Oggi c'è una “forma plebiscitaria quinquennale” che stupra la politica…»
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26 Marzo 2011 - 23.29


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rlavalleIntervista a Raniero La Valle a cura di Davide Pelanda – Megachip.

«La storia politica odierna ci dice che la classe dirigente ha “stuprato” la politica riducendola solamente ad una brutale competizione per il potere».

Parola di Raniero La Valle, classe 1931, giornalista, ex-politico e parlamentare per quattro legislature come indipendente di sinistra, oggi alla guida dei Comitati intitolati a Giuseppe Dossetti per la difesa e l”applicazione della Costituzione.

In questo ambito “dossettiano” lavora strenuamente per opporsi all”opera dell”attuale coalizione di Governo, che – sostiene La Valle – sta distruggendo la nostra Costituzione «con i propositi di riformarla: ma vogliono togliere l”articolo 41 che stabilisce la competenza dello Stato anche nella politica economica, vogliono togliere il Terzo potere dello Stato cioè la Magistratura perché, secondo loro, non deve più essere un potere: la riforma della giustizia significa in sostanza solo questo. Vogliono lasciare solo i poteri del Parlamento e del Governo, tollerando quello del Presidente della Repubblica».

 

La Valle, parliamo dei 150 anni di Unità d”Italia. Lei pensa che il nostro Paese sia davvero unito? Tra l”altro, ha esposto al suo balcone di casa la bandiera italiana.

«Io ho esposto la bandiera italiana assieme alla bandiera della pace. Perché le due cose mi sembrano indissolubili, non si può esporre l”una senza esporre l”altra. Non si fa la pace senza che ci sia una nazione che la costruisca assieme alle altre nazioni. E non ci può essere una unità se non è fondata sulla Costituzione e perciò sulla pace»

 

Ma l”Italia è veramente unita o si fa finta che sia unita?

«Beh, l”Italia è stata unita diciamo per gradi. Il vero momento in cui era unita è stato negli anni 1946-1947 quando cioè si è fatta la Costituzione: il momento unificante è proprio stata la Carta costituzionale, cioè l”eguaglianza di tutte le persone, la parità dei diritti, la limitazione dei poteri, la certezza del diritto… questa è stata l”unificazione italiana!

E poi anche quelle che allora venivano pensate come le necessarie politiche sociali. Insomma quando si è fatta la Cassa del Mezzogiorno, a parte le critiche dei neoliberisti, lo scopo era quello di riportare una condizione di riequilibrio tra un sud fino ad allora sfavorito, colonizzato dai piemontesi e poi dagli altri italiani del nord, per portarlo a condizioni di maggiore sufficienza.

In realtà abbiamo ancora le ferrovie siciliane che sono in qualche modo ferme al XIX secolo».

 

Come si trova a vivere nell”attuale era politica berlusconiana rispetto a quella a cui lei era abituato?

«E” una politica arcaica, regressiva, cioè torna a prima del costituzionalismo. Non c”è niente di moderno ma una regressione al passato, non solo a prima della Costituzione repubblicana ma addirittura a prima dello statuto albertino.

Oggi viviamo con una visione oligarchica, monarchica della politica, senza più partecipazione popolare. Anche perché non c”è veramente un voto libero ed uguale, non c”è suffragio universale: la legge elettorale esclude dall”elettorato attivo e passivo una enorme quantità di elettori, di cittadini».

 

Era una sfida emozionante alla sua epoca fare politica? Oggi per un giovane lo sarebbe altrettanto oppure no?

«Secondo me sì, perché i problemi in gioco sono sempre quelli, sono sempre vitali e riguardano la sopravvivenza di un Paese oltre che riguardare una gestione della vita economica e sociale che sia capace di riconoscere i diritti a tutti e che in qualche modo attui l”articolo 3 della Costituzione, quello che impone alla Repubblica di rimuovere quegli ostacoli che, sul piano economico e sociale, impediscono il pieno sviluppo della persona umana.

La storia politica odierna ci dice che la classe dirigente ha “stuprato” la politica riducendola solamente ad una brutale competizione per il potere. Quindi i giovani non tornano alla politica se la politica continuerà ad essere quell”orrore cui è stata ridotta oggi».

 

Però bisogna andare a votare a diciotto anni…

«Questo lo fanno! Ma la politica ridotta al voto una volta ogni cinque anni non è la partecipazione democratica, né quello che chiede la Costituzione e cioè che i cittadini concorrano a determinare la politica nazionale. Perché la riduzione che è stata fatta della rappresentanza ad una forma plebiscitaria quinquennale in cui si elegge un leader, un capo, un sovrano, un monarca, questo non è la democrazia, non è la Costituzione. Allora, che i giovani ci stiano o non ci stiano, non cambia molto».

 

Parlando della situazione della pace e della guerra, guardiamo oggi al caso della Libia: era necessario secondo lei arrivare a questa decisione dell”Onu?

«No, assolutamente no! Perché la stessa giustificazione che era stata data per l”uccisione di Saddam Hussein ora la si da per uccidere Gheddafi.

Non è questo il modo con cui la comunità internazionale deve intervenire e sventare le minacce per ristabilire la pace e la sicurezza: non è la guerra che difende le popolazioni oppresse».

 

E cosa pensa dell”amicizia del nostro Presidente del Consiglio con Gheddafi?

«L”amicizia in politica è una cosa sacrosanta! Ma andarsi a sbaciucchiare e farlo stare in una tenda beduina a Roma, procuragli le ragazze, tutto questo non sta né in cielo né in terra! E” un orrore solo italiano! Ma una politica di apertura sul Mediterraneo non se l”è inventata certo Berlusconi: Andreotti l”ha sempre fatta, noi siamo sempre stati amici dei palestinesi, anche essendo leali nei confronti dello Stato d”Israele. Solo che oggi la politica del Mediterraneo consiste nel fare affondare le navi dei profughi».

 

Cambiando discorso, cosa pensa della Chiesa italiana?

«Beh, la Chiesa italiana ha recentemente fatto una cosa che doveva risparmiarsi: ha cioè pubblicato un documento conclusivo delle Settimane Sociali in cui ha adottato completamente il bipolarismo, la legge maggioritaria, il completamento della transizione istituzionale nel senso del rafforzamento dell”esecutivo. Tutte cose che con la Chiesa non hanno nulla a che fare, ma che nella concreta situazione italiana significa sostanzialmente lasciare la porta aperta a Berlusconi o al berlusconismo, a questo tipo di sistema politico fondato su di una contrapposizione radicale tra due Italie, che fomenta una cultura di odio e di reciproca aggressività. Non c”è nessuna ragione che queste scelte le faccia la Chiesa: esse non hanno nulla a che fare con i riferimenti evangelici».

 

 

 

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